Ken il Guerriero

marzo 16, 2010

Uatatatatatatatatatatatatatatatatatatata.Uatà.Dal Vangelo secondo Kenshiro, versetti dall’1 al 750.

Quando ti restano sette secondi di vita e hai appena finito di vedere la seconda puntata di Heroes potrebbe venirti qualche rimpianto. Per fortuna nell’universo creato da Tetsuo Hara e Buronson non esistono più televisori funzionanti, segno evidente che qualcuno non ha salvato le sue cheerleader. Ma questa è un’altra storia.

Hokuto no Ken (Ken il Guerriero da noi) è stata una delle serie animate più famose dagli anni ottanta in poi, tanto che viene continuamente replicata tuttora in diverse emittenti regionali e son poche le persone che non conoscono il personaggio (arrivato, purtroppo, ad entrare negativamente in fatti di cronaca come vedremo dopo).

L’esploditore di teste™ nasce dalla collaborazione tra due menti, lo sceneggiatore Buronson (o Bronson, così soprannominato per la somiglianza con l’attore americano, vero nome Yoshiyuki Okamura) ed il disegnatore Tetsuo Hara che nel 1983 si ritrovano e danno vita ad un manga in 27 volumi dal quale verrà poi tratta la serie animata.

In Italia arriverà prima quest’ultima, nel 1987, e solo dopo il fumetto.

L’ambientazione è tutt’altro che piacevole: siamo alcuni anni dopo un olocausto nucleare che ha sconvolto l’intero pianeta, riducendolo ad un ammasso informe di desolazione e disperazione, dominato dalla violenza e dalla legge del più forte, dove si uccide per un tozzo di pane o per una bottiglia d’acqua. Per darvi un’idea, ciò che più si avvicina a questo tipo di mondo è l’universo della filmografia di Mad Max.

Con le armi da fuoco ormai merce rarissima, l’umanità è ritornata a farsi del male all’arma bianca, ma soprattutto improbabili scuole di arti marziali sembrano fioccare come la muffa nel tappettino della mia doccia: ed è proprio ad una di queste scuole di millenaria tradizione che appartiene il protagonista, la devastante Arte di Hokuto!

La storia si dipana molto linearmente: all’inizio Ken dovrà sconfiggere il cattivone di turno, colpevole solo di averne rapito la di lui compagna di limonate e di aver sottomesso buona parte del paese (che comunque non è mai ben identificato anche se si presume sia il Sol Levante che si è decisamente levato) con la violenza, il terrore e la musica dance. Il cattivone in questione è anche colpevole dello sfregio che il protagonista porta in petto, sette cicatrici disposte nella posizione dell’Orsa Maggiore che lo rendono una perfetta cartina durante la notte.

Alla fine di questa prima parte spunteranno fuori una caterva di altri nemici, perlopiù appartenenti alla scuola “rivale” di Hokuto, Nanto, ma soprattutto i due fratelli di Ken, Toki e Raul: la sconfitta di quest’ultimo segnerà anche la fine della prima serie animata.

Ciò che contraddistingue l’anime è che a tutti, ma proprio a tutti è concessa la possibilità di redenzione, a prescindere dai crimini commessi: e se i sottoposti dei vari “maestri” alla fine dell’episodio si aggiungeranno alla folta schiera di chiazze rosse sul pavimento, ben altra sorte è riservata ai nemici più forti (solo a livello morale, perchè tanto poi schiattano tutti). A questi è risparmiato quasi sempre il dramma del disfacimento fisico, rendendo dignità al cadavere di chi bene o male è riuscito a salvare la propria anima, anche se all’ultimo momento.

Sì, perchè caratteristica dell’Arte di Hokuto è quella di provocare la morte dopo la pressione di alcuni centri nervosi, detti tsubo, che sebbene abbiano anche proprietà curative vengono utilizzati per uccidere nelle maniere più disparate. Generalmente è l’esplosione di qualche parte del corpo necessaria alla sopravvivenza, come cuore, polmoni o la testa che si gonfiano schizzando litri di sangue come neanche il miglior Jackson Pollock sapeva fare (ecco perchè chiamata Arte di Hokuto).

Tetsuo Hara non nasconde il suo apprezzamento per il cinema di genere americano, e più in generale verso personaggi della cultura pop occidentale e lo fa con incredibili somiglianze tra personalità viventi (e non) e i protagonisti del manga. Ci troviamo perciò davanti a cloni di Stallone (su cui sembra essere modellato il protagonista), Schwarzenegger(Raoul,il più grande nemico della serie, giusto per sfruttare la rivalità dell’epoca tra i 2 attori), Christopher Lambert, Boy George(!!???), Dolph Lundgren e vari personaggi minori come Hulk Hogan e Mr T. Emblematica la somiglianza di Toki con la figura di Gesù: è il personaggio che predica maggiormente l’amore e la pace, nonostante questo però fa comunque uso di arti marziali i cui colpi hanno la particolarità di non provocare dolore e condurre ad una morte “piacevole”. E’ il personaggio che più di tutti incarna il sacrificio personale, morendo in favore di un bene superiore.

Curiosità: lo stesso Stallone ha recentemente dichiarato che uno dei suoi più grossi rimpianti è stato il non aver realizzato un film su Ken, nel quale avrebbe coinvolto anche l’amico Arnie. Affascinato dalla storia (come no, qualcuno gli ha detto che il protagonista era modellato su di lui e ha avuto 12 orgasmi) e dai valori in esso contenuti ha però riconosciuto di essere troppo vecchio per un ruolo del genere quindi per adesso si limita a distruggere tutti i suoi personaggi più famosi. Dopo aver massacrato Rocky Balboa e John Rambo, forse la prossima estrema unzione sarà Marion Cobretti?

A grandi linee la trama continua nello stesso modo anche nella seconda serie, spuntano nemici più grandi e più forti, che poi diventano amici, che poi schiattano e così via. La violenza è solo l’aspetto superficiale della storia che è permeata da valori totalmente positivi come l’amicizia, l’amore,la famiglia, l’altruismo, la già citata redenzione e soprattutto la speranza. L’uso della forza bruta da parte del protagonista è solo l’ultima risorsa, contro chi è irriducibilmente malvagio e senza nessuno spiraglio di cambiamento: in un mondo dominato dal sangue la presenza di questi valori risaltano ancor di più, perchè fanno da contraltare alle molteplici forme di odio e distruzione che contraddistinguono la nuova era dell’umanità.

Purtroppo la violenza, molto pesante all’epoca ma anche tutt’oggi, è l’unica cosa che salta all’occhio con una visione superficiale e frammentaria dell’opera, rendendolo il perfetto capro espiatorio dei comportamenti deliranti di adolescenti con evidenti turbe mentali. Ken il Guerriero fu il principale imputato di una battaglia mediatica che genitori ignoranti, bigotti e perbenisti attuarono nei confronti dei violenti “cartoni animati giapponesi”, portatori di cattivi principi e altamente diseducativi. Il fatto che queste stesse persone usassero l’apparecchio televisivo come un’economica babysitter è un altro discorso.

Famosissimo fu un episodio: alcuni decerebrati trovaro come passatempo preferito il lanciare massi (dalle dimensioni inversamente proporzionali al loro cervello) dai vari cavalcavia e siccome a casa di uno di questi dementi venne rinvenuto un numero del fumetto di Hokuto no Ken fu semplice per una massa di altrettanto decerebrati idioti fare del giornalismo di bassissima lega, divulgando ignoranza e disinformazione. L’istigatore di tali gesti era stato trovato, il “giornalino” (come venne chiamato) di Ken il Guerriero! Dagli all’untore!

A parte il fatto che sia nel fumetto che nella serie animata non compare nessun episodio del genere…è come arrestare un sequestratore, trovargli a casa una copia dei Promessi Sposi e dare la colpa all’Innominato. Il resto del romanzo non ha assolutamente nessuna rilevanza.

Fortuna che si alzò anche un generale coro di protesta che fece riflettere su come fossero altri i problemi e le cause della mancanza di valori nei giovani, e non qualche figura animata che si dava le botte su uno schermo televisivo.

Vi lascio con la storica sigla italiana, in versione completa e con la desolante intro parlata iniziale!