Le persone invecchiano.Le persone anziane vanno in pensione. E si godono il meritato riposo. Capito George? FFS SMETTILA DI SCRIVERE IL QUINTO!!!!!!!!!!!!!

Non so voi ma io da piccolo non volevo fare l’astronauta o il dottore, volevo fare l’archeologo. Anzi, volevo fare l’Indiana Jones.

Ci sono momenti e personaggi che formano in modo indelebile l’immaginazione di un bambino e Indy è stato uno di questi per una intera generazione.

Divertente, carismatico, affascinante, colto e allo stesso tempo dinamico, avventuroso. E anche un po’ imbranato. Chi, all’età di 10 anni, non vorrebbe essere così?

Il personaggio interpretato da Harrison Ford è stato (è) troppo importante per non dedicargli dello spazio su queste pagine: stavolta mi concentrerò su informazioni generali e poi esaminerò l’episodio della saga che più mi colpì durante l’infanzia, ovvero Temple of Doom. Ma ci sarà tempo in futuro per parlare anche degli altri due episodi della trilogia (sì, trilogia…)

Tutto inizia negli anni 70, quando George Lucas rimane affascinato dagli eroi dei film d’avventura anni 30 e a poco a poco costruisce un personaggio dalla duplice natura di stimato professore e nel contempo di dinamico archeologo. Parlerà dell’idea al suo amico Steven Spielberg e nel 1981 uscì nelle sale il primo episodio della serie, Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta. Il successo è stellare, miglior incasso dell’anno e ben quattro premi Oscar.

In realtà tutto sarebbe potuto andare diversamente e nel ruolo che ha consacrato (ehm cioè, uno dei tanti a dire il vero) Harrison Ford oggi avremmo potuto trovare Tom Selleck, prima scelta di Lucas : il regista aveva già lavorato in 3 dei suoi film con Ford e aveva paura di cadere nella sindrome Scorsese-De Niro. Purtroppo (per lui) Selleck fu costretto a rifiutare su imposizioni della CBS con la quale girava a quel tempo Magnum P.I., l’emittente televisiva addusse come motivazioni il sovrapporsi delle riprese, cosa che in realtà non avvenne, facendo perdere al simpatico baffone uno dei ruoli più importanti nella storia del cinema. A tre settimane dal primo ciak venne scritturato definitivamente Ford.

Parte del successo è dato dalla riconoscibilità del personaggio: chiunque riuscirebbe a determinare l’identità della silhouette di Indiana.

Tanti i tratti distintivi

  • il fedora, uno dei simboli di Indy, in quasi ogni scena che lo vede protagonista nella sua veste di “scienziato sul campo” è provvisto di cappello
  • la frusta, fondamentale in ogni episodio della serie
  • la giacca di pelle
  • la borsa a tracolla

Ma anche la dualità del personaggio è stata una calamita per il grande pubblico: Ford è affabile, affascinante e carismatico quando tiene lezioni nella sua università, ribadendo che la carriera dell’archeologo si svolge per il 90% in biblioteca, facendo ricerche sui libri.

Salvo poi fiondarsi in qualche sperduto angolo del mondo in cerca di tesori dimenticati.

La sua figura di archeologo è vista oggi poco realistica ma più di uno studioso ha riconosciuto che quelli erano altri tempi, dove la mancanza di mezzi costringeva i singoli ad “arrangiarsi”. Nonostante venga definito da molti un semplice razziatore di tombe di ben altra idea è una seconda scuola di pensiero che riconosce a Indy il suo spirito romantico e l’amore per la divulgazione (uno dei fondamenti del personaggio è che i reperti andrebbero esposti nei musei e non tenuti da qualche miliardario collezionista) tanto che nel 2008 Ford è entrato a far parte dell’Archaeological Institute of America il quale ha riconosciuto al suo personaggio di aver diffuso nel mondo la sua passione per l’archeologia.

Sono decine i personaggi cinematografici che hanno preso ispirazione da lui, senza però eguagliarne il successo, forse perchè troppo incentrati sul suo lato avventuroso, tralasciando gran parte del carisma e della sua cultura. Tra questi ricordiamo la tettona Lara Croft di Tomb Raider, la tettona (eh sì, generalmente le tette servono a colmare il carisma, in realtà servono a colmare qualunque lacuna…) Tia Carrere in Relic Hunter e il più famoso Brendan Fraser protagonista della trilogia della Mummia.

Indiana Jones è stato protagonista anche di una serie televisiva,Le avventure del giovane Indiana Jones, che ripercorre tutte le tappe principali  della gioventù del provetto archeologo: in realtà la serie ha più un risvolto educativo, vengono affrontati periodi storici ben definiti nei quali compaiono figure fondamentali, soprattutto del periodo riguardante la prima guerra mondiale. Indiana Jones (il cui vero nome è Henry Walton Jones Junior, nome odiato dal protagonista che adotterà quello suo cane Indiana) compare nella sua forma più anziana, priva di un occhio, come narratore di ogni episodio. La continuity sembra comunque essere approvata dallo stesso Lucas, e quindi ufficiale.

Oltre a questo sono stati numerosi i videogame a lui dedicati, ancora oggi, dimostrando che il personaggio è davvero senza tempo. Memorabile è stata l’avventura grafica Indiana Jones and the fate of Atlantis, tanto che per diversi anni circolò la voce che fosse il prossimo film ad essere portato sullo schermo. Poi purtroppo le cose sono andate in altro modo.

Indiana Jones e il Tempio Maledetto.

Considerato da molti il minore della trilogia (perchè come sappiamo NON ESISTE UN QUARTO EPISODIO) è invece il mio preferito. Ho un’immagine vivida nella mia mente di quando lo vidi al cinema: guardai tutta la parte delle caverne di fuoco in piedi, sostenendomi sui braccioli della poltrona dall’emozione. Era il 1984 e avevo 6 anni. Non ringraziai mai abbastanza i miei genitori per quella serata.

Il film ha un fascino indimenticabile, decisamente più cupo e oscuro degli altri capitoli, è ambientato cronologicamente prima dei Predatori e ha un umorismo nero che dona alla pellicola un valore aggiunto: a fare da spalla comica del professor Jones troviamo il piccolo Short Round (Shorty da noi) che sarà poi uno dei protagonisti di un’altra pietra miliare degli anni 80, il Data dei Goonies (ne riparleremo tranquilli).

Sono innumerevoli le scene memorabili: dalla caduta in gommone dal cielo allo stupendo banchetto esotico, dal passaggio segreto condito di insetti alla decuorazione (nuovo termine dello Zingarelli), dall’inseguimento sui carrelli allo showdown sul ponte.

E’ l’episodio più atipico dei tre (che ricordiamo è il numero perfetto, non come il quattro, adorato dai delinquenti), non ci sono scene che si svolgono all’interno dell’università così come non compare nessuno dei comprimari abituali di Indy, come l’amico di famiglia Marcus Brody e il panzone Sallah.

Dopo una fuga rocambolesca da Shangaii, il terzetto formato dall’archeologo, dall’amico Shorty e dalla cantante “Willie“, si ritrovano in India dove aiuteranno una comunità a ritrovare i loro preziosi artefatti trafugati, sconfiggendo una setta di Thugs adoratrice della dea Kali e capeggiata da un’invasato senza cuore (che perciò lo ruba agli altri, letteralmente )

Vi lascio con la scena del pranzo, una delle più divertenti di tutta la serie, magistralmente diretta, perchè riesce a rendere una scena piuttosto verbosa dove viene dato un background storico al film e allo stesso tempo viene stemperato dai due co-protagonisti.